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scuola triennale di counseling sistemico pluralista di Bergamo

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Scuola di Counseling e corsi di Counseling Professionale Accreditati

La Scuola triennale di Counseling Sistemico Pluralista è una delle prime scuole avviate in Italia e promossa annualmente dal Centro. Il corso di Counseling, della durata di tre anni, è di 700 ore complessive. La scuola di Counseling è costantemente attenta ai criteri di riconoscimento fissati dall'associazione di categoria e si adegua ai requisiti richiesti dalla normativa della professione a livello nazionale ed europeo.

Infatti, dopo la Legge 4/2013, che riconosce le associazioni di categoria, abbiamo avuto a gennaio il vincolo di un aumento di ore a cui ci siamo immediatamente adeguati.

Le lezioni si terranno nella giornata di sabato dalle 09.30 alle 17.30

Corso riconosciuto da AssoCounseling

assocounseling

Il Diploma di Counselor rilasciato dalla Scuola di Shinui dà diritto all'iscrizione al Registro Nazionale dei Counselor dell'associazione di categoria di appartenenza.

DEFINIZIONE

DEFINIZIONE

La professione del Counselor

La professione del counselor nasce negli Stati Uniti negli anni Trenta del secolo scorso come risposta alle due correnti già allora ben note: la psicanalisi e il comportamentismo. Alcuni approcci, e in particolare “La terza forza” (umanesimo, esistenzialismo e Gestalt), si concentrano sul benessere e sulla qualità della vita anziché sul disagio e sulla sofferenza, sulla prevenzione anziché sulla cura, sulla salute mentale anziché sulla patologia; il professionista non si pone più come “esperto dei pazienti”, ma aiuta i clienti, partecipanti attivi e protagonisti della propria vita, a trovare risposte, a compiere delle scelte, ad attivare le proprie risorse, a percorrere le loro strade.

Inoltre, la crisi economica e le sue conseguenze, fanno emergere un bisogno ad un altro tipo di percorso d’aiuto, più breve ed efficace. Negli anni a seguire, il counseling si sviluppa in modo esponenziale, creando un’altra cultura nell’ambito della relazione d’aiuto. Negli anni Cinquanta la professione approda in Europa, in particolare in Inghilterra e anche in questo paese si diffonde su tutti gli ambiti:

psicologico, sanitario, educativo, sociale, aziendale e legale.

In Italia il counseling si introduce a fine anni Ottanta e, con l’ordinamento della professione dello psicologo e della figura dello psicoterapeuta, diventa sempre più chiaro il bisogno di introdurre una professione che intervenga in tutte quelle situazioni in cui non è necessaria una psicoterapia: crisi di transizione, processi evolutivi, eventi traumatici quale malattia, situazioni conflittuali e di disagio relazionale, orientamento e decisioni esistenziali, miglioramento della qualità della vita.

Il counseling in Italia si sta diffondendo nelle scuole, negli ospedali, negli studi legali, nelle aziende, nel terzo settore (ad esempio nelle comunità per mamme e bambini o per minori), ma anche in studi privati. Dal 2005 circa sono stati progressivamente introdotti i servizi di counseling nei Centri per le Famiglie della Regione Emilia Romagna, come risposta ad una richiesta né sanitaria né assistenziale, in situazione di disagio evolutivo familiare.

Particolare rilevanza sta prendendo l’intervento in ambito interculturale, trasversale a tutti i settori.

La parola “counseling” è un termine con un proprio significato e non è stata tradotta in italiano sia perché non esistono termini nella nostra lingua che possano esprimere compiutamente questi concetti sia perché entrerebbe in conflitto con altri ruoli professionali (quale consigliere comunale o consulente aziendale). La parola “counseling” può essere scritta con una elle (versione inglese americana) o con due elle (versione britannica).

A seguito la definizione sviluppata dal Comitato Scientifico di AssoCounseling (di cui Edelstein fa parte) e approvata dall'assemblea dei soci di AssoCounseling in data 2 aprile 2011:

Il counseling professionale è un'attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione.

Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento.

E' un intervento che utilizza varie metodologie mutuate da diversi orientamenti teorici. Si rivolge al singolo, alle famiglie, a gruppi e istituzioni. Il counseling può essere erogato in vari ambiti, quali privato, sociale, scolastico, sanitario, aziendale.

Counseling sistemico

A seguito, la definizione di counseling sistemico, sviluppata da Edelstein e pubblicata nel suo libro: Il counseling sistemico pluralista. Dalla teoria alla pratica. Ed Erickson, 2007:

“Il counseling è un’attività professionale d’aiuto che, attraverso la relazione fra professionista e cliente (individuo, famiglia o gruppo), mira a facilitare processi di cambiamento, a rinforzare percorsi evolutivi e a migliorare la qualità della vita, valorizzando sia le risorse sia le relazioni con l’ambiente circostante”. (pag. 21).

Il pensiero sistemico nasce negli anni Trenta negli Stati Uniti come teoria (“La Teoria Generale dei Sistemi”, il cui padre fondatore è considerato Ludwig von Bertalanffy) e, negli anni Cinquanta, si sviluppa come approccio specifico, inizialmente indirizzato alla famiglia e alla coppia. Condivide i presupposti della “Terza Forza” (umanesimo, esistenzialismo e Gestalt), ma si differenzia in quanto sposta il proprio fuoco dalla persona alle relazioni, dedicando particolare attenzione all’ambiente, all’ecologia, all’interconnessione fra tutti gli elementi in rete e alla complessità dei sistemi viventi. Inoltre, abbandona il classico pensiero lineare di causa-effetto per adottarne uno circolare. Il nuovo paradigma incorpora:

  • una visione olistica del mondo, considerato come un insieme integrato di parti interagenti;
  • una visione ecologica che riconosce l’interdipendenza di tutti i fenomeni e il fatto che, come esseri viventi, incidiamo sui e dipendiamo dai processi ciclici della Natura;
  • una visione processuale che osserva i sistemi in equilibrio e in continuo divenire. Questi tre elementi collaborano per costruire uno sguardo che valorizza l’eredità del passato (non in senso deterministico), la dinamicità della vita (il presente) e l’ipotizzazione di scenari futuri.

Le parole chiave sono sistema, ruoli, confini, famiglia, generazioni, comunicazione, relazioni, paradossi… Emerso inizialmente nella sponda Est e in quella Ovest degli Stati Uniti, l’approccio sistemico fa nascere negli anni Settanta in Italia una seconda generazione (e in particolare a Roma e Milano) che, successivamente, si diffonde in tutto il mondo. Le parole chiave del Milan Approach sono ipotizzazione, circolarità, neutralità, domande… Quelle di Roma genogramma, trigenerazionale, scultura familiare, emozioni, affetti… La seconda metà degli anni Ottanta e i Novanta, periodo post-moderno e figlio di quello post-coloniale, considera le culture “altre” come portatrice di valori ugualmente degni.

Si crea un nuovo equilibrio tra culture, classi e persone, si ambisce ad un regime democratico ed equo che restituisca dignità ad ogni partecipante. Il linguaggio diventa lo strumento principale per raggiungere gli obiettivi democratici. Si “scopre” che la realtà è soggettiva, è un prodotto della negoziazione fra l’attribuzione di significati dei partecipanti allo scambio comunicativo. E’ l’era del sociocostruzionismo.

Nasce l’approccio narrativo, con la convinzione che il pensiero umano abbia forma e struttura narrativa, ci si sofferma sull’importanza della molteplicità dei punti di vista, si cerca di ampliare la prospettiva delle storie, si co-costruiscono storie che offrono maggior libertà e autonomia, si introduce la dimensione del ricordo e della memoria, delle aspettative e dei desideri, in un racconto vissuto nel presente, che può cambiare le emozioni rispetto al passato e al futuro, ci si allontana dalla pretesa di costruzione di storie vere, si rinuncia a prove e dimostrazioni, alla concezione obiettiva del pensiero paradigmatico.

Infine, non esiste più un modello normativo e ideale, bensì uno pluralista che considera i diversi modelli con le proprie caratteristiche e funzioni. Le parole chiave sono pregiudizi, premesse, parità, co-costruzione, storie, narrazioni, autobiografia, memoria, orizzonti possibili… Emerge la terapia sistemica individuale, oltre a quella familiare e di coppia, e i presupposti costruzionisti aprono il solco al counseling sistemico che si arricchisce degli approcci precedenti. Le scuole sistemiche sono tante, e fanno riferimento a diversi approcci sistemici. Ma questi approcci, pur diversi, hanno alcuni elementi in comune: tutti gli approcci sistemici lavorano per raggiungere un cambiamento desiderato e contrattato tra professionista e cliente; tutti si soffermano sulle relazioni, lavorano sulle risorse, valorizzando l’individuo e l’ambiente circostante.

Edelstein, aprile 2009 (per sito SICIS).

Counseling sistemico pluralista

Il modello sistemico pluralista ideato da Edelstein e sviluppato insieme allo staff docenti della scuola, considera e intreccia diversi approcci delle scuole sistemiche anziché focalizzare uno o due singoli approcci: milanese (Boscolo e Cecchin), costruzionista e narrativo (post-moderno), strutturale (Minuchin) e comunicativo-umanista (Satir). In questo modo la complessità viene considerata anche attraverso l'attenzione alle semantiche e al verbale, allo spazio, al corpo e alle emozioni. La narrazione nasce nelle parole, ma anche attraverso tecniche espressive come il collage o la scultura umana.

In contesti non strettamente clinici, il counselor ad orientamento sistemico-pluralista opera concentrando l'attenzione sulle relazioni; si avvale degli strumenti della comunicazione - verbale e non - per valorizzare le risorse dei diversi sistemi nei contesti di riferimento, per facilitare le evoluzioni trasformative e i processi di cambiamento. Particolare attenzione viene posta ai processi emotivi e alla relazione fra counselor e cliente.


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