Informiamo i lettori dell'uscita del nuovo libro di Natale Losi, Guarire la guerra, storie che curano le ferite dell’anima - esperienze di uno psicoterapeuta
Natale Losi - Guarire la guerra
cecilia edelstein - le trasformazioni dei servizi sociali nell’era dei flussi migratori
EDELSTEIN C., 2011. ROMA, CARROCCI
Cecilia Edelstein presenta una ricerca nata allo scopo di capire come i Servizi sociali stiano evolvendo di fronte al mutamento dell’utenza dovuto al progressivo aumento del flusso migratorio che sempre più sta trasformando la società italiana in una società multietnica.
II libro intende presentare una ricerca descrittiva sui Servizi sociali del comune di Bergamo svolta dal 2006 al 2009 dall'Associazione Shinui - Centro di consulenza sulla relazione, grazie alla collaborazione con la Consulta delle politiche familiari dello stesso comune e i servizi sociali (area minori) presenti in questo territorio. La ricerca si concentra sulle famiglie con minori in carico considerando come variabile privilegiata l'essere italiano o straniero.
RECENSIONE DI EMANUELE ZANABONI
Da http://analisiqualitativa.com/portale/?p=45"
La storia di un libro è anche la storia del suo autore, e sembra che questo legame si possa cogliere ancora più intensamente nelle opere di Cecilia Edelstein: nel suo primo libro, “Il counseling sistemico pluralista” (2007), è molto evidente l’intreccio tra la biografia e la formazione dell’autrice (maturata nel cuore delle due sponde della sistemica) e le caratteristiche dell’approccio sistemico pluralista da lei elaborato.
In questo secondo testo è invece possibile cogliere i risvolti applicativi del modello sistemico pluralista all’interno dell’operato sul territorio bergamasco che ha caratterizzato i tre anni (dal 2006 al 2009) di lavoro di ricerca di cui il testo costituisce un resoconto: l’attenzione alle relazioni umane, la promozione del dialogo, la valorizzazione delle differenze interculturali e la dedizione per l’apertura al territorio tramite il coinvolgimento di professionisti di diversi settori (educativi, legali, sociali, psicologici, sanitari) sono alcuni dei princìpi ispiratori del Centro di Consulenza sulla Relazione Shinui sui quali la ricerca presentata nel libro è stata ideata, progettata e realizzata. Il progetto è stato inizialmente commissionato dalla Consulta delle politiche familiari, un organismo istituzionale espresso dal Comune di Bergamo che opera per lo sviluppo di una politica familiare unificante e organica, con funzione propositiva e consultiva in merito ad iniziative e interventi attinenti alle famiglie.
Edelstein presenta una ricerca nata allo scopo di capire come i Servizi sociali stiano evolvendo di fronte al mutamento dell’utenza dovuto al progressivo aumento del flusso migratorio che sempre più sta trasformando la società italiana in una società multietnica. L’Area Minori (Servizi sociali territoriali e Servizio Migrazioni del comune di Bergamo) sono stati i servizi analizzati nel corso del triennio di lavoro, mentre l’utenza è composta da famiglie con almeno un figlio minore a carico che si rivolgono ai servizi in maniera volontaria o in modalità coatta con procedimento del Tribunale dei minori.
L’opera è divisa in due parti.
Nella prima parte del testo si presentano i dati quantitativi della ricerca, esaminati paragonando l’utenza italiana a quella straniera, e viene fornita un’analisi descrittiva dei Servizi sociali presenti sul territorio e della loro utenza, per conoscerne e capirne le caratteristiche, per comprendere quali ragioni portino le persone a rivolgersi ai Servizi, per capire l’iter (modalità di accesso, domanda iniziale, motivazione della presa in carico e tipo di intervento effettuato) e infine per delucidare la correlazione tra la domanda iniziale e gli interventi effettuati.
Il primo capitolo affronta la situazione degli utenti dell’Area minori (sia con sia senza provvedimento del Tribunale per i minorenni) che accedono ai Servizi sociali (o a loro sono segnalati) nella città di Bergamo, come esempio di un Comune di medie dimensioni del Nord Italia.
Il secondo capitolo si focalizza sull’accesso al Servizio migrazioni, servizio che accoglie soltanto un’utenza straniera non residente, ma domiciliata, e che non ha quindi legami col Servizio sociale territoriale. Parte di questo capitolo è dedicato ai minori stranieri non accompagnati, cioè minori stranieri che si trovano in Italia senza la presenza (o anche solo la rappresentanza) dei genitori o di altri adulti che possano legalmente rappresentarli: Edelstein dedica loro una breve sezione particolare per trattare le specificità di questa classe di utenti.
La seconda parte del libro si addentra nei vissuti emotivi e nella percezione dell’utenza da parte delle assistenti sociali, attraverso l’analisi qualitativa delle interviste semistrutturate e dei focus group a cui le operatrici hanno partecipato. Nel terzo capitolo sono presentati i report di questa fase della ricerca, e i dati sono esposti differenziando le operatrici dei Servizi territoriali dalle colleghe del Servizio migrazioni. L’attenzione agli operatori e ai loro vissuti sono il segno di come il lavoro sia stato condotto con una metodologia circolare e riflessiva in un’ottica di co-costruzione responsabile, elementi caratteristici del modus operandi del modello sistemico-pluralista.
Il libro si conclude con un capitolo attraverso cui i dati presentati nelle pagine precedenti si animano e prendono vita: le ipotesi e le riflessioni finali di Edelstein interconnettono, in una danza sistemica, i dati relativi ai servizi e agli utenti con le altre realtà territoriali quali, per esempio, le istituzioni scolastiche, il sistema sanitario nazionale, il terzo settore e le amministrazioni comunali. Le attribuzioni di significato relative ai dati sono incorniciate in livelli di contesto più complessi che travalicano i confini della territorialità bergamasca e coinvolgono nella danza l’intero panorama sociale, culturale ed economico in cui si costruisce la realtà italiana nella seconda metà del 2000.
La ricerca e il lavoro condotti da Cecilia Edelstein costituiscono una risorsa su almeno tre differenti livelli che rendono il testo “un libro per tutti”.
- A livello empirico, consegna un’opera che rende la ricerca ripetibile anche in altri contesti territoriali, sia per quanto riguarda la parte qualitativa (in appendice sono forniti alcuni modelli per i questionari utilizzati), sia per quanto concerne la parte quantitativa, data la ricchezza di dati contenuti nei primi due capitoli nei quali il lettore non rischia di perdersi grazie ai paragrafi di sintesi presentati all’inizio di ogni capitolo.
- A livello operativo, alcuni dati forniti propongono a mio avviso interessanti spunti in ottica di riduzione dei costi per le amministrazioni comunali, un dato non indifferente soprattutto in questo periodo di crisi nel quale i finanziamenti per i Servizi sociali sono sempre più ridimensionati. La ricerca evidenzia, infatti, come gli utenti stranieri si rivolgano volentieri (in termini di dati di accesso) ai Servizi sociali, mentre respingono i Servizi sanitari specialistici (ad esempio, la neuropsichiatria infantile) accettando però la presa in carico di un Servizio psicologico specializzato nei percorsi migratori. A tale servizio gli utenti possono accedere gratuitamente perché è il Comune a farsi carico dei costi. L’analisi si completa considerando un altro dato, emerso nella parte qualitativa della ricerca, che informa su una mancanza di formazione in ambito interculturale da parte delle assistenti sociali. Se gli amministratori locali investissero sulla formazione delle assistenti sociali e lavorassero in un’ottica di prevenzione del disagio e di promozione del benessere, si ridurrebbero le spese (in termini di costi economici, operatori e servizi, sia pubblici che privati, coinvolti) che occorrono per agire nell’emergenza.
- A livello metodologico, la conclusione del lavoro lascia in eredità preziose indicazioni ed una maturata attitudine al confronto interdisciplinare, elementi che rappresentano le basi su cui sviluppare progetti psicosociali ed educativi nel territorio in un’ottica (anche questa tipicamente sistemico pluralista) di un miglioramento della qualità della vita della città e dei suoi abitanti a partire dai sistemi familiari, considerati il nucleo fondante della società.
cecilia edelstein - il counseling sistemico pluralista dalla teoria alla pratica
EDELSTEIN C., 2007. TRENTO, ERICKSON
Cecilia Edelstein presenta al pubblico italiano il primo volume sistematico e completo sul counseling sistemico, inquadrandolo nei suoi sviluppi storici e socio-culturali, nei suoi riferimenti teorici ed epistemologici, per arrivare a definire un modello pluralista di counseling che, traendo le sue origini dalla terapia familiare e dal pensiero sistemico nelle sue varie declinazioni, rivela le proprie potenzialità in un’ampia varietà di contesti.
In questo modello, le abilità comunicative – non solo verbali – vengono a essere il motore del processo evolutivo che porterà il cliente a essere protagonista attivo
del cambiamento all’interno del proprio contesto di vita e di relazioni. Completano il volume le esperienze di professionisti che lavorano nei diversi ambiti del counseling, che offrono al lettore una ricca panoramica sulle possibilità della sua applicazione, ampliando gli orizzonti della relazione d’aiuto.
Il libro contiene una prefazione di Salvador Minuchin, pioniere della Terapia familiare e artefice dell’approccio strutturale:
“[…] Nel suo modello pluralista, Edelstein fa dialogare la prospettiva Milanese, gli strutturalisti e virginia Satir. Con entusiasmo, fa sedere attorno al suo tavolo Andolfi, Boscolo, Minuchin, Cecchin, e Ackerman, così come Michael White e de Bernart e suggerisce che dovrebbero rimanere fedeli ciascuno al proprio approccio, senza tentare di convincere gli altri. […]
Come formatrice, Edelstein passa dalla concettualizzazione a un enfasi sulle tecniche, dalla teorizzazione alla formulazione di strategie da intraprendere nella relazione d’aiuto. Complimenti!
L’autrice propone un nuovo modello, che non è la somma delle scuole sistemiche. È un approccio sistematico e complesso nello stesso tempo, che delinea i contenuti e i confini di una nuova professione. Il counseling sistemico non è più una variazione della terapia familiare: all’interno del pensiero sistemico, diventa autonomo, ha una sua dignità e sviluppa un linguaggio a sé. […]
Penso che l’autrice sia andata oltre la promessa iniziale di fornire i dettagli di un approccio pluralista al Counseling. È mia convinzione che questo libro troverà ampio spazio fra i contributi più importanti alla formazione nel campo delle professioni di aiuto.” Salvador Minuchin, Boca Raton (Florida).
Con i contributi di: A. Battaglia, S. Benedetti, G. Bert, I. Bozzetto, A. Caruso, C. Fabbri, I. Gandini, M. Giuliani, A. Martinelli, T. Monini, P. Muraro, G. Parisi, S. Quadrino, L. Ubbiali, F. Vadilonga.
RECENSIONE DI GUIDO VERONESE
Dalla Rivista m@gm@ del 2007, 5(3): Visita il link
Cecilia Edelstein si addentra in un terreno assai poco battuto, quello dell’integrazione e del dialogo tra diversi modelli sistemici. L’origine multicentrica e polisemica delle terapie familiari non ha mai, paradossalmente, prodotto un dialogo fertile tra i diversi orientamenti creando non pochi problemi ai neofiti che volessero addentrarsi nel territorio degli approcci relazionali. Non è un caso che non sia affatto scontato individuare una definizione univoca e condivisa di terapia familiare.
Le scuole dagli anni Sessanta del secolo scorso ad oggi si sono susseguite con vertiginosa turbolenza; alcune di esse vivono ancora oggi un fertile momento di sviluppo, altre involvono fino a scomparire senza lasciare traccia. Sconcertante appare l’assenza di una volontà di dialogo tra gli scolarchi, morbosamente attaccati all’ortodossia dei propri maestri e il più delle volte più preoccupati di salvaguardare il proprio sguardo piuttosto che rivelarsi inclini a fornire nuova linfa vitale al modello. Tali resistenze rischiano di mettere in crisi un approccio, quello sistemico, che oggi in alcuni ambienti (vedi ad esempio l’Accademia) fatica a trovare lo spazio che gli competerebbe. Paradossalmente alcuni “neo-sistemici” sembrano maggiormente innamorati delle concettualizzazioni intrapsichiche e acontestuali, piuttosto che disposti alla pericolosa ricerca di nuovi stimoli nel variegato universo dei sistemi complessi.
Edelstein attacca con decisione il pregiudizio, tratta con irriverenza la scuola di Milano, apre alla narrazione lo strutturalismo di Minuchin e ipotizza servendosi delle tecniche umanistico esperienziali di Virginia Satir. Strutturalismo, seconda cibernetica, approccio narrativo e modelli umanistici, nel libro della Edelstein si ingaggiano in una danza creativa che trova nella poco conosciuta (e valorizzata) disciplina del counseling terreno fertile per sperimentare nuove vie evolutive per il pensiero sistemico.
La pratica clinica non subisce l’epistemologia e l’epistemologia non teme di incarnarsi nella pratica clinica. Un’operazione da molti considerata ardita ed eretica trova nei primi capitoli del libro un’insperata armonia e proporzione tra le parti che si amalgamano con estrema naturalezza nell’originale pensiero sistemico pluralista.
Il primo capitolo si sofferma su una disamina della professione di aiuto e della professione counseling, alla perenne rincorsa della presunta sorella maggiore, più prestigiosa e blasonata, la psicoterapia. L’autrice invita il counselor a trovare un proprio spazio, un’identità che lo liberi dalla sudditanza indotta dal potere psichiatrico in primis, ma anche dall’egemonia dello psicoterapeuta e ricorda come le terapie familiari storicamente si siano sviluppate dal counseling e dalle professioni d’aiuto cercando un punto di discontinuità con quelle discipline “psi” contro cui si sono levati gli anatemi di personalità del calibro di Gregory Bateson e Jay Haley.
Il secondo capitolo esplora i modelli epistemologici che hanno informato il più fertile dibattito scientifico del secolo scorso: cibernetica, teoria dei sistemi, teorie della comunicazione tra cui i paradossi e i circuiti bizzarri concorrono ad introdurre quelle tecniche che fanno del modello sistemico pluralista un unicum nel panorama delle terapie relazionali.
Il terzo capitolo è dedicato ad alcuni pionieri della terapia familiare, quei commensali che l’autrice, come indicato da Sal Minuchin nella breve, lucida e affettuosa prefazione, mette intorno ad un tavolo per dialogare, pur restando fedeli al proprio modello.
Il quarto capitolo apre alle caratteristiche peculiari dell’approccio pluralista, alle tecniche verbali, non verbali ed espressive e alla loro applicazione nella pratica clinica.
La seconda parte del libro, collettanea, presenta il lavoro delle principali scuole di counseling del Nord Italia nei più disparati ambiti di applicazione: dalla clinica all’ambito sanitario, dalla scuola all’azienda.
L’opera appare corposa e densa di concetti, rigorosa dal punto di vista scientifico, fedele ed esaustiva per quanto riguarda la ricostruzione storica. Interessante, e questo può essere un invito all’autrice, sarebbe dare un’evidenza empirica al modello, mettendolo a confronto con gli esiti e il processo dei diversi approcci sistemici. Quello proposto dalla Edelstein non appare un modello integrato e neppure eclettico, ma un primo doveroso passo verso una sintesi all’interno della galassia sistemica a rischio di dissipazione. Ancora una volta è il counseling a fare da apripista.
Il libro appare strutturarsi in diversi strati di complessità. L’approccio per il lettore può avvenire a diversi livelli, secondo il principio sistemico per cui il semplice spiega il complesso. Il libro è accessibile e approcciabile, data la sua natura composita, da un vasto pubblico: operatori, counselor e psicoterapeuti formati e in formazione, studenti universitari e “lettori ingenui”, appassionati di comunicazione, interazione e relazioni.
RECENSIONE DI RODOLFO DE BERNART
Dalla Rivista di Mediazione Familiare Sistemica – Rivista dell’AIMS – Associazione Internazionale Mediatore Sistemici, vol. 5/6, ottobre 2007, p. 194.
Negli ultimi anni si sta finalmente sviluppando anche in Italia il campo della consulenza o meglio del “Counselling “ o “Counseling” . Come si vede è già difficile trovare un nome che metta d’accordo tutti , come sottolinea l’autrice che alla fine ha scelto la terza opzione.
Questa pratica si rivolge a situazioni non patologiche ed opera attraverso consigli o indicazioni che stimolino risorse già presenti nella persona o nel sistema cliente.
Il Counseling nasce nel mondo anglosassone e diventa “sistemico” negli anni 90, quando l’ottica sistemica , applicata inizialmente alla Terapia Familiare, comincia ad essere utilizzata in altri contesti invidiali e di gruppo , ma soprattutto in situazioni non patologiche .
Il termine “pluralista “ arriva nel 2004, quando nei convegni e nelle riflessioni dei didatti e degli allievi della scuola della autrice ci si rende conto che si sta elaborando e trasmettendo un modello che mette in “conversazione” diversi approcci
Ma cosa è un Counselor? L’autrice ci fornisce una definizione chiara mutuata dalla BAC (British Association of Counseling): “Compito del counselor è dare al cliente l’opportunità di esplorare, scoprire e chiarire dei modi di vivere più fruttuosi e mirati ad un più elevato stato di benessere”. Come si vede non si parla né di diagnosi né di terapia…
Insomma il Counseling è certamente una professione d’aiuto che, attraverso la relazione fra professionista e cliente (individuo , famiglia o gruppo) mira a facilitare processi di cambiamento, a rinforzare processi evolutivi ed a migliorare la qualità della vita, valorizzando sia le risorse sia le relazioni con l’ambiente circostante.
Il volume è costruito come un manuale molto efficace e completo.
La prima parte scritta completamente dall’autrice, fornisce un’ampia panoramica sulle “radici” del Counseling Sistemico Pluralista. Si parte da un’analisi accurata delle radici delle relazioni d’aiuto e da una visione storica della costruzione della professione di counselor per arrivare alla contaminazione con il pensiero sistemico, che sposta il fuoco dalla persona alle relazioni.
Vengono poi considerate le influenze del pensiero umanistico e gestaltico e , nell’ultima parte del primo capitolo, sono esaminate le ragioni storiche del ritardo dell’affermarsi del counseling in Italia. Infine vengono definite le possibilità di formazione e di riconoscimento della professione in Italia, oggi affidato alle diverse associazioni, scrupolosamente citate.
Il secondo capitolo è completamente dedicato alle radici epistemologiche del counseling, mentre il terzo si occupa più specificamente dei pionieri della terapia familiare e della loro influenza nella costruzione del modello “Sistemico Pluralista”.Un grande spazio viene dato anche alla seconda generazione ed ai suoi contributi.
Il quarto capitolo, infine , affronta il compito più difficile. Qui la Edelstein , infatti , presenta le diverse tecniche e teorie di cui ha studiato le origini nei capitoli precedenti, in una forma integrata , fino a definire, appunto, un modello pluralista.
Ogni tecnica viene riesaminata e modificata secondo la necessità di integrazione , ma anche di adattamento al singolo contesto non solo familiare.
Personalmente ho trovato molto efficaci e creative le idee dell’autrice nell’utilizzare modificandole le tecniche da me proposte (Foto, Sculture, Disegni e Collage).
Basterebbe questa prima parte per dare al lettore un ottimo manuale sul Counseling, ma la Edelstein si trasforma in curatrice e ci offre una seconda parte a più mani per completare il quadro con applicazioni pratiche nei diversi contesti.
Seguono così altri dieci capitoli, ognuno dedicato ad un argomento specifico: dai bambini ed i minori agli anziani, dal counseling genitoriale a quello scolastico, da quello sanitario a quello in fisioterapia, senza dimenticare i macrocontesti e le aziende familiari.
Questo rende il volume particolarmente adatto come libro di testo per le scuole di counseling e mediazione che non si occupano solo del contesto familiare, ma anche appunto di altri settori, ancora poco visitati.
Non poteva mancare una rassegna bibliografica (anzi due, visto che ognuna riguarda una delle due parti del volume) piuttosto accurata.
Alla fine sono anche fornite in appendice le liste delle scuole SICIS e delle altre scuole sistemiche del CNCP.
Cosa chiedere di più?
Mi sembra un volume completo, estremamente utile ed altamente consigliabile per la formazione degli allievi di counseling e mediazione.
Sono molto lieto che il contributo di Cecilia Edelstein ci aiuti a dimostrare che il Counseling e altre professioni d’aiuto non sono affatto una forma minore o meno colta della psicoterapia, ma si presentano invece come qualcosa di diverso ed autonomo, pur avendo in qualche parte radici teoriche e tecniche comuni.
In altri paesi le società di psicoterapia e di counseling spesso sono assieme sotto una stessa etichetta. Qui in Italia e forse in Europa questo ormai non è più possibile, ma certamente avremo Istituti e Centri che si occupano di entrambe le formazioni e che continueranno ad utilizzare il fruttuoso confronto fra i due contesti.
Scrivendo queste ultime righe non faccio solo un affermazione teorica, ma faccio riferimento ad un esperienza pratica di anni di formazione, prima della legge sulla psicoterapia, quando nei gruppi di formazione per terapeuti familiari coesistevano Psichiatri, Psicologi ed Assistenti Sociali, OGNUNO PORTATORE DI ESPERIENZE IMPORTANTI E DIVERSE.
Mi auguro che questo libro sia letto anche da psicoterapeuti e mediatori sistemici.
luigi boscolo: il pensiero sistemico – oltre la psicoterapia
Maggio 2006 - volume n. 3
Il modello Sistemico Pluralista che stiamo da anni sviluppando presso il Centro di Consulenza sulla Relazione – Shinui è caratterizzato dall’inclusione dei diversi pensieri e approcci sistemici anziché dalla scelta privilegiata di uno di loro.
Alla base di questo modello sta l’intreccio fra l’approccio Strutturale di Minuchin e quello Sistemico Milanese e socio-costruzionista di Boscolo e Cecchin, due approcci vissuti il più delle volte come antagonisti, due approcci che però, a nostro avviso, se intrecciati, arricchiscono enormemente gli interventi nella relazione d’aiuto.
E’ in questo contesto che, dopo aver ospitato nel centro e nella scuola di counseling di Shinui il professor Minuchin, pioniere della Terapia Familiare, invitammo per un’intera giornata il professor Luigi Boscolo, padre del “Milan Approach”, artefice di una rivoluzione nel pensiero sistemico e di una svolta che permise, tra le altre cose, di lavorare in contesti individuali e di gruppo, ma anche in ambiti non psicoterapeutici di tipo educativo, organizzativo, sanitario e sociale.
Questo terzo volume della collana “Dialoghi e conversazioni con Shinui” è, come ormai già consuetudine, la trascrizione fedele della giornata seminariale con Boscolo.
Il quaderno comprende due parti: una più teorica, l’altra pratica.
La prima parte narra la storia della nascita e dello sviluppo della terapia familiare nel settentrione italiano, risalente all’approccio strategico batesoniano. Il racconto, ricco di esperienze personali, illustra idee e concetti in un contesto culturale più ampio e riporta l’evoluzione dell’approccio milanese fino all’era post moderna e all’approccio narrativo.
La seconda parte del volume contiene due supervisioni che Boscolo svolse ad allievi della nostra scuola di counseling. Il primo caso, illustrato da uno psicomotricista che lavora in un servizio di Neuropsichiatria Infantile, riguarda il faticoso lavoro svolto con un bambino di sette anni. Intorno a questo caso ci addentriamo in un servizio dove operano numerose figure con profili e orientamenti diversi e, con l’aiuto di Boscolo, si arricchisce la visione e si entra in un’ottica sistemica relazionale attraverso una lettura circolare dei sintomi. Il caso analizzato è solo un pretesto per entrare nella visione di famiglia di questo maestro e nella sua concezione dell’ampio tema della relazione d’aiuto e del rapporto fra operatore e clienti.
Il secondo caso, descritto da un’infermiera professionale, ci porta dentro le strutture psichiatriche territoriali, dove la figura dell’infermiere è basilare e la necessità di acquisire competenze e abilità di counseling molto sentita. Relazioni familiari, psicodiagnosi in termini relazionali, la formulazione delle ipotesi, il lavoro con donne che hanno subito abusi, counseling e altre figure professionali, sono i temi affrontati in questa seconda supervisione.
Le supervisioni, accompagnate da dibattiti, ci aiutano a capire come l’approccio sistemico sia diventato un pensiero che ci può accompagnare nel contatto con servizi, nel lavoro in équipe interdisciplinare e come possa essere applicato anche in contesti non terapeutici. Questi casi portano Boscolo a raccontarci altre storie, esempi di interventi svolti da lui in passato, e ci offrono una ricca illustrazione delle basi del pensiero sistemico con un’accurata cornice epistemologica. Per l’ennesima volta, Boscolo si rivela un narratore affascinante; la trascrizione ha tentato di lasciare questa impronta anche nello scritto.
Infine, il tema della figura professionale innovativa del counselor sistemico viene affrontato con particolare attenzione alla distinzione fra psicoterapia e counseling e alle possibilità di intervento di quest’ultimo. Essendo un dibattito acceso nella realtà italiana in cui questa nuova professione si sta rapidamente introducendo all’interno di una professione legalizzata da poco più di un decennio, questa tematica ci pare particolarmente interessante.
Alla fine del volume viene consegnata una bibliografia che riporta sia i testi su cui Boscolo fece riferimento durante la giornata, sia i libri base che riguardano l’approccio sistemico relazionale e le sue origini.
Questo piccolo libro della collana di Shinui è utile per tutte le professioni d’aiuto, tra cui psicoterapeuti e counselor; diventa necessario per le persone che stanno svolgendo un corso di formazione e sentono il bisogno di avere una panoramica sull’approccio sistemico milanese, sociocostruzionista, post-moderno e narrativo. Infine, insieme al primo volume di Minuchin, delinea le basi dell’approccio sistemico pluralista di Shinui.
Cecilia Edelstein
salvatore inglese - immigrazione e servizi – la costruzione del disagio e la costruzione delle possibilità
Maggio 2004 - volume n. 2
Il secondo quaderno della collana "Dialoghi e conversazioni con Shinui" contiene il seminario inserito nel ciclo formativo dedicato alle tematiche dell'immigrazione; si incentra sull'incontro fra migranti e servizi nelle realtà del nostro paese. Il materiale, sia teorico che pratico, è indirizzato a un'ampia gamma di operatori psico-socio-sanitari, educativi e legali.
Forte oppositore della prospettiva universalista (Inglese si sbilancia al punto da dichiarare che non c'è conoscenza nell'universalismo), denuncia l'impotenza e l'inefficienza delle categorie nosografiche occidentali quando applicate a pazienti appartenenti ad altre culture e racconta, in prima persona, la storia dell'etnopsichiatria in Italia.
In questo volume troviamo contemporaneamente:
- una chiara e cruda descrizione delle dinamiche relazionali che si sviluppano nell'incontro fra migranti e servizi nei loro aspetti più tangibili;
- una complessa illustrazione delle dinamiche implicate nei processi di costruzione dei conflitti;
- un'articolata presentazione delle problematiche connesse alla relazione di potere e di subalternità che si sviluppa fra padrone e schiavo, fra egemone e subalterno, fra società dominante e gruppo minoritario;
- un'acuta critica al sistema sanitario.
I numerosi esempi offerti durante la giornata hanno favorito la riflessione sulla complessità delle relazioni umane, in modo particolare quando alle variabili culturali, sempre presenti, si aggiungono quelle interculturali.
Con un linguaggio deliberatamente non pacificato e con l'utilizzo creativo di metafore belliche, Inglese riporta in modo trasversale, direttamente e indirettamente, la questione etica.
La sua proposta, come quella di Tobie Nathan, è di adottare approcci selettivi e puntuali che considerino la soggettività dei pensieri e la specificità culturale.
Nella costruzione delle possibilità, spazio privilegiato viene dedicato alla mediazione e alla figura del mediatore ("l'operatore di frontiera"), sia come clinico specializzato nei contesti terapeutici, sia come abilità da sviluppare all'interno di tutte le professioni, compreso il counseling, quando si entra in contatto con lo straniero all'interno dei servizi socio-sanitari.
Una bibliografia esaustiva, relativa alle tematiche affrontate nel seminario, si trova in fondo al volume.
Salvatore Inglese, noto rappresentante italiano dell'etnopsichiatria, di origine calabrese, è tornato nella sua terra dopo gli studi di medicina e psichiatria, svolti a Bologna, con frequenti proiezioni in Francia e Svizzera. Dirige il Modulo di "Psichiatria Transculturale e di Comunità - Metodologia della Ricerca" presso il Centro di Salute Mentale dell'ASL 7 di Catanzaro; ha collaborato per più di 10 anni con il Centre "G. Devereux" dell'Università di Parigi VIII (promotore dell'etnopsichiatria, disciplina avviata da Tobie Nathan, allievo di Devereux); ha partecipato alle redazioni de "I fogli di ORISS", "AM. Rivista della Società Italiana di Antropologia Medica", "Daedalus", "Ethnopsy. Les mondes contemporains de la guérison"; già corrispondente italiano de "La Nouvelle Revue d’Ethnopsychiatrie".
Da trent’anni Inglese lavora con altre culture nel campo della salute mentale: stranieri, migranti e guaritori tradizionali, appartenenti ai più diversi mondi culturali, sono i soggetti privilegiati della sua continua ricerca e della lotta incessante a favore di mutamenti sociali accompagnati da coscienza politica.
Cecilia Edelstein
M@gm@ - Numero monografico
Numero monografico "uno sguardo sull'interculturalità"
Come previsto e pensato sin dai tempi del Convegno Nazionale sulla Sistemica Interculturale, tenutosi a maggio 2012, sono stati pubblicati gli atti del convegno: un modo per documentare, per dare visibilità e voce all’approccio sistemico interculturale che, dopo anni di esperienza, di ricerca, di riflessioni, ha raggiunto un livello alto di maturità.
A inizio 2014, è uscito un numero monografico intitolato "Uno sguardo sistemico sull'interculturalità". È possibile scaricare il volume cliccando qui
La rivista di Scienze Umane e Sociali m@gm@ è una rivista elettronica ad accesso libero. Per informazioni sulla rivista cliccate qui.
salvador minuchin - 50 anni di terapia familiare
Maggio 2003 - volume n. 1
Questo primo volume è intitolato "Cinquant'anni di Terapia Familiare" e vuol essere un omaggio a Salvador Minuchin, pioniere della terapia familiare. Contiene la trascrizione fedele del suo intervento e del dibattito che ne è seguito in occasione del suo viaggio in Italia nel maggio del 2002.
Crediamo che questa sia un'ottima opportunità per conoscere il metodo di lavoro di Minuchin attraverso una lettura piacevole e di tono colloquiale, con contenuti inediti
di sicuro interesse per chi volesse avvicinarsi all'approccio strutturale in Terapia Familiare e Counseling.
RECENSIONE A CURA DI LAURA VERNASCHI
Dal sito di Terapia sistemica http://infosistemica.wordpress.com/2004/10/03/un-seminario-con-sal/#more-72
Con questo volume prende il via la Collana intitolata “Dialoghi e conversazioni con Shinui”, un piccolo quaderno poco più grande di una mano, ma dal contenuto prezioso: il seminario condotto da Salvador Minuchin presso l’associazione Shinui, di cui Cecilia Edelstein ripropone la trascrizione fedele. L’incontro, condotto in italiano, era rivolto a soci, allievi, collaboratori dell’associazione ma anche a quanti volessero per un giorno addentrarsi dentro la storia della Terapia della Famiglia e dell'approccio strutturale in particolare. Oggi anche chi non c'era ha la possibilità di leggerlo.
Il volume e il seminario, suddivisi sostanzialmente in due parti, vertono in primis sulla descrizione del panorama della terapia familiare e la sua evoluzione nell’arco di cinquant’anni (in allegato si trova il materiale portato da Minuchin stesso), per poi, nella seconda parte, concentrarsi sugli aspetti pratici del lavoro terapeutico, illustrato attraverso due casi clinici. Le due aree tematiche sono intervallate dalla trascrizione dei dialoghi così come sono avvenuti tra il professore e i presenti.
Salvador Minuchin, uno dei padri della terapia familiare, si muove tra i partecipanti fino a diventare semplicemente ‘Sal’, narratore di storie, emozioni e suggestioni. Nel racconto della storia della terapia familiare, Sal colloca persone, oltre che grandi terapeuti, e non è difficile immaginarselo mentre passeggia fra i presenti, chiedendo pareri o aprendosi allo scambio e al confronto.
La lettura, che possiede il tono intimo e confidenziale di una conversazione, rappresenta, per chi ancora non conosce l’approccio strutturale alla terapia familiare, un’occasione per entrare in contatto con i metodi e le tecniche presentate nello specifico e comparate con l’approccio sistemico, ma, soprattutto, un’opportunità per conoscere, quasi di persona, un uomo e un terapeuta dallo stile e dal carisma unici.
Per chi, invece, già conosce Salvador Minuchin, può rappresentare uno stimolo per riflettere in modo critico sulla descrizione effettuata della storia della terapia familiare e sul posizionamento all’interno dello schema proposto (sistemico o strutturale? Osservatori partecipanti o "interventisti trattenuti"?) e, sicuramente, la possibilità di rivivere l’esperienza di un incontro e di un dialogo con ‘Sal’.
Il bambino come risorsa in terapia familiare
Dicembre, 2016 - volume n.4 (47 pagine)
Il quarto quaderno della collana Dialoghi e conversazioni con Shinui continua la tradizione di documentare le giornate seminariali di alcuni professionisti, pionieri della terapia familiare e del pensiero sistemico, in maniera fedele e mantenendo lo stile personale dell’eloquio.
In questo quaderno riportiamo la testimonianza di Maurizio Andolfi, esponente della seconda generazione di terapeuti familiari, figlio della “Sponda Est”, il cui orientamento intreccia una visione sociale con una nuova disciplina - la psicologia relazionale. Andolfi distingue fra “psicologia” come disciplina e la professione dello “psicologo”; parla di una psicologia relazionale che è, soprattutto, un lavoro sociale collocato all’interno di un ampio ventaglio di pratiche nel mondo della relazione di aiuto e, con una posizione critica alla situazione politico-professionale italiana odierna, utilizza il termine “terapia” non come sinonimo di psicoterapia, bensì come intervento professionale che aiuta le persone (singoli, famiglie, gruppi) a stare meglio, indipendentemente dalla professione specifica.
Questo quarto volume fa parte di un ciclo di tre seminari sul lavoro con i bambini in psicoterapia, counseling e mediazione familiare.
Iniziando con una narrazione autobiografica, Andolfi ci dona la testimonianza di un vero pioniere che, con la sua passione e originalità, ha prima restituito un posto e una dignità ai padri, a lungo rimasti periferici, poi ha svelato una realtà italiana fondamentale per chi opera con le famiglie: la presenza e l’importanza dei nonni, inserendoci in una visione trigenerazionale; il tutto esposto con e attorno ai bambini, senza metterli di lato, restituendo loro la voce, ascoltandoli, giocando con loro e mostrandoci come la visione del problema di un bambino non può mai scollegarsi da una lettura relazionale.
In questo volume, Andolfi ci offre preziose dritte, trasversali alla pratica familiare in presenza dei figli (indipendentemente dalla professione), che ho chiamato decalogo, poiché si possono riassumere in dieci punti. Da questi punti si intravvede la profonda fiducia nei bambini, la capacità di far emergere la risorsa che c’è dietro a ogni problema e l’amore per questi piccoli esserini con cui Andolfi interagisce con scioltezza, con sicurezza, con determinazione e lucidità, in una posizione al contempo dolce, tenera e sorprendentemente paritaria.
Cecilia Edelstein
Riflessioni Sistemiche - Vol. 15
La rivista Riflessioni Sistemiche intende porsi quale spazio editoriale on-line aperto ai contributi di studiosi appartenenti all'area del pensiero sistemico. L'impostazione della rivista vuole essere esplicitamente inter-trans-disciplinare, ed espressione di una visione di tipo "reticolare" nonché attenta nell' individuare e descrivere i processi di co-generazione e di ricorsività fra teoria e prassi. Inoltre, facendo propri quelli che sono gli obiettivi dell'AIEMS (Associazione Italiana di Epistemologia e Metodologia Sistemiche) la rivista è concepita come uno spazio dedicato all'epistemologia e allo studio dei sistemi complessi, con un particolare riguardo ad elaborazioni teoriche, modelli, e ricerche sul campo, concernenti i due ambiti specifici della sanità e della scuola.
L'intenzione è quella di offrire un punto di riferimento editoriale per ricercatori di valore , e di collocarsi con autorevolezza nel contesto dell'attuale dibattito scientifico-culturale. Và infine specificato che la rivista Riflessioni Sistemiche ha una frequenza di pubblicazione di tipo semestrale, e che i suoi numeri sono di volta in volta dedicati ad un tema specifico, ospitando lavori firmati da studiosi di varie nazionalità, seppur con una particolare cura nel dar voce a quelle che sono le realtà di sperimentazione e ricerca presenti nel nostro paese.
Informiamo i lettori dell'uscita del volume n. 15 della rivista riflessioni sistemiche dal titolo: La salute e la sua genesi
Rivista Italiana di Counseling - Vol.4
La Rivista Italiana di Counseling è un semestrale di divulgazione scientifica sul counseling (registrazione al Tribunale di Milano n°394 del 16.10.2012) edito da AssoCounseling, codice ISSN 2284-4252.
La Rivista Italiana di Counseling ospita contributi finalizzati alla condivisione del sapere comune caratteristico della professione di counselor e vuol essere uno strumento autorevole e concreto per la circolazione di idee, prospettive, pratiche e riflessioni che abbiano allo stesso tempo originalità e fondatezza scientifica. Un valido aiuto per la scuola di Counseling.
Fatta salva la possibilità di inserire contenuti straordinari, la rivista è strutturata secondo il seguente schema:
a) Buone Pratiche
b) Quadri teorici
c) Strumenti
d) Casi ed esperienze
e) Atti congressuali
Vi informiamo che è stato pubblicato il Vol. 4 della Rivista Italiana di Counseling dal titolo: Oltre Antigone e Creonte
M@gm@ - vol.14 n.3
Informiamo i lettori della pubblicazione del vol.14 n.3 di M@gm@ dal titolo: Le grand lifting des féès:avatars postmodernes du merveilleux
costruire ponti
Progetto di counseling sistemico territoriale in ambito etnopsicologico (2005 - 2008)
Questo progetto, svolto nel territorio bergamasco dal 2005 al 2008, nasce dalla considerazione che in Bergamo e provincia è in atto ormai da due decenni un costante flusso migratorio che ha fatto sorgere una nuova comunità multietnica. I processi di inserimento, adattamento e integrazione, che da sempre si auspicano ogni qualvolta una comunità d'accoglienza si trovi a condividere un territorio con "lo straniero", non sempre incontrano nella spontaneità e nella sensibilità occasionale le modalità che meglio li sostengono e li incoraggiano.
Inoltre il processo migratorio, pur essendo un fenomeno da sempre avvenuto nella storia delle civiltà, può produrre dei danni psicopatologici legati ai bruschi cambiamenti e alle difficoltà di adattamento, alle esperienze traumatiche nel processo stesso e alla perdita di reti relazionali affettive o ai vissuti di un'esperienza considerata fallita (Edelstein, 2004).
La manifestazione del disagio avviene in maniera diversa a seconda della cultura di provenienza. D'altro canto, i sintomi psichiatrici che emergono (come le allucinazioni) possono essere metafora del vissuto sofferto e letti in ottica evolutiva, all'interno di un contesto depatologizzante (Edelstein, 2000, 2001). Saper leggere e cogliere i codici etnici e socioculturali senza tralasciare gli aspetti universali e quelli individuali diventa importante; riuscire ad intrecciare questi tre livelli - universale, sociale e individuale - in una relazione terapeutica, diventa un arte (Edelstein, 2003).
OBIETTIVI
OBIETTIVI
Obiettivo di questo progetto è l'accompagnamento delle famiglie di immigrati che presentano problematiche di tipo psico-relazionale, legate non solo agli aspetti di ordine pratico e di gestione delle relazioni con i sistemi territoriali, ma a quelle che emergono nel faticoso processo di integrazione tra un'identità originaria ed un nuovo contesto culturale.
Obiettivi specifici:
- Analisi dei bisogni familiari con l'individuazione della fase del percorso migratorio.
- Individuazione e potenziamento delle risorse familiari.
- Ascolto e accompagnamento nelle difficoltà psicologiche e relazionali.
- Sostegno dello sviluppo dell'identità mista dei bambini, della loro crescita e della loro autonomia.
- Sostegno psicologico specialistico e di mediazione interculturale come supporto alla genitorialità.
- Alleviamento del disagio psichico dei membri della famiglia, con particolare attenzione alle variabili culturali della psicodiagnosi.
- Costruzione di un rapporto di rete tra i diversi sistemi coinvolti per agevolare la comunicazione, l'adattamento e l'inserimento: bambini, famiglie, scuola, insegnanti, Comune, professionisti e servizi sociosanitari.
piccoli mondi
bambini, famiglie, operatori che crescono – nido in famiglia.
Il progetto è nato come risposta all'esigenza di alcune famiglie di accudire i loro figli durante la giornata. In un unico contesto è stato permesso ai bambini di vivere momenti di divertimento e costruttivi che consentissero anche ai genitori di poter agire da protagonisti il proprio ruolo educativo. Il nido famiglia inoltre, ha accolto i bisogni di flessibilità e diversificazione dell'offerta permettendo il riferimento a modelli educativi partecipati.
Nel corso della propria attività di consulenza familiare, l'Associazione Shinui è entrata spesso in contatto con il desiderio delle famiglie di essere soggetti attivi e partecipi dei processi di crescita dei figli e di poter condividere con altri la propria esperienza genitoriale. In questo, la legge regionale 23/99 si è rivelata un'opportunità per pensare e realizzare progetti in grado di rispondere a questi desideri.
La scelta di puntare sui "nidi famiglia" è stata motivata da alcune ragioni di fondo riconducibili alla convinzione che organizzare e gestire il progetto doni alle famiglie non solo l'opportunità di risolvere un problema di tipo pratico, ma soprattutto offra l'occasione di costruire un rapporto significativo e stabile tra bambini, adulti e comunità.
Grazie alla diversificazione dell'offerta che il progetto ha saputo fornire, è stato possibile creare momenti di condivisione integrati tra genitori e volontari che partecipavano attivamente al programma educativo; programmare orari diversificati funzionali alle esigenze educative ed organizzative delle famiglie; utilizzare gli spazi e i servizi territoriali (spazi gioco, piscina ...).
OBIETTIVI
OBIETTIVI
Il nido voleva offrire l'opportunità di vivere un'esperienza comune su un'azione fondamentale come l'accudimento e l'educazione dei figli. I genitori potevano diventare protagonisti, gli operatori esperti in materia e pionieri di nuove esperienze.
Il desiderio e l'intenzione dei promotori del progetto "PICCOLI MONDI" era stato quello di costruire una continuità. L'obiettivo minimo è stato consolidare il gruppo delle famiglie in un'ottica di auto e di solidarietà famigliare; quello massimo era giungere a incoraggiare e supportare altre famiglie nella realizzazione di progetti analoghi costruendo un nuovo modello educativo.
familiarizzando
"Familiarizzando" è stato un progetto di intervento nel territorio di Scanzorosciate, attuato dal 2002 al 2004. Obiettivo principale il supporto e l'aiuto ai futuri genitori, ai neogenitori e ai loro bambini, attraverso la costruzione di una rete con i servizi socio educativi e sanitari.
L'Associazione Shinui ha pensato di offrire uno spazio di gioco e di socializzazione che permettesse ai più piccoli, accompagnati da un adulto di riferimento, di vivere le loro prime esperienze al di fuori dell'ambiente domestico.
Lo spazio d'incontro si è proposto anche di supplire al venir meno dei tradizionali luoghi comuni (il cortile, la famiglia allargata), particolarmente penalizzante per i bambini in età prescolare. Si sono svolti, inoltre, percorsi di gruppo per mamme, future mamme e coppie di neogenitori, in parte durante lo svolgimento dello spazio gioco, e un'altra parte durante l'orario serale.
In questo contesto è stato anche promosso l'incontro delle famiglie con la comunità di appartenenza e la disponibilità di uno spazio di consulenza per le famiglie coinvolte in situazioni di particolare difficoltà. La maggior parte dei partecipanti erano famiglie italiane.
nonsolocompiti
L'aumentare delle famiglie immigrate con bambini e il loro faticoso inserimento nelle strutture scolastiche hanno fatto sì che il problema già presente della dispersione si accentuasse fino a configurarsi come un'emergenza a cui le istituzioni faticano a far fronte con le loro risorse tradizionali.
Figure come quelle dei mediatori, dei counselor e in generale dei professionisti che operano nelle situazioni di disagio, diventano sempre più indispensabili nel supporto agli operatori scolastici e agli insegnanti. La loro funzione, nella maggior parte dei casi, è quella di intervenire in un contesto culturale e familiare per agevolare i rapporti e tentare di inserire un cambiamento che investa l'intero sistema.
Il progetto "Nonsolocompiti" è nato in particolare intorno alla specifica esigenza di trovare un supporto all'inserimento/frequenza scolastica degli alunni stranieri iscritti alla scuola dell'obbligo. Questo tipo di aiuto ha proposto una lettura più articolata e sistemica di un territorio, delle sue agenzie socioeducative, dei suoi sistemi familiari. Al progetto, svolto dal 2002 al 2005, potevano comunque accedere bambini italiani e il gruppo misto diventava un'ulteriore risorsa.
Responsabile e supervisore: Cecilia Edelstein.
OBIETTIVI
OBIETTIVI
Obiettivo del progetto è stato quello di prendere in carico alcune famiglie straniere, segnalate dalla scuola o dai servizi sociali, residenti nel comune di Scanzorosciate (Tribulina).
In un'ottica sistemica - relazionale - ecologica e pluralista questo obiettivo ha strutturato un intervento a più livelli. Per i bambini:
- sostegno nell'inserimento scolastico, svolto attraverso il supporto ai compiti;
- superamento delle difficoltà linguistiche;
- ascolto delle esigenze specifiche ed eventuali difficoltà relazionali incontrate nella classe;
- sostegno agli insegnanti;
- la promozione dell'integrazione di due o più culture.
Per le famiglie:
- analisi dei bisogni familiari con l'individuazione della fase del percorso migratorio;
- ascolto e accompagnamento nelle difficoltà pratiche, psicologiche e relazionali;
- individuazione e potenziamento delle risorse familiari;
- supporto alle famiglie in un'ottica sistemico pluralista e in contesto interculturale.
famiglie, territori, inte(g)razioni
Progetto di counseling sistemico territoriale e di terapia in ambito interculturale (2008 - 2011)
Questo progetto, come continuazione del progetto "Costruire ponti", mirava alla promozione di percorsi di integrazione di cittadini stranieri e delle loro famiglie, all'intero del comune di Bergamo e provincia, dove il costante flusso migratorio proveniente dal sud del mondo, ha fatto sorgere una nuova comunità che appare ormai multietnica.
L'associazione Shinui ha voluto proporre una serie di iniziative capaci di rispondere alle richieste di aiuto e sostegno che provengono da questa fetta di popolazione che si trova a dover gestire e comprendere gli inevitabili processi di confronto che l'incontro con la diversità porta con sé.
A questi sistemi in difficoltà la nostra Associazione ha potuto offrire il sostegno e la collaborazione di diverse figure professionali che andavano ad agire nell'ambito delle performance scolastiche e nella costruzione di gruppi finalizzati alla socializzazione e all'integrazione nel territorio.
Tra queste figure professionali vi erano prevalentemente counselor e psicoterapeuti. Gli allievi tirocinanti della Scuola di Counseling Shinui e del corso di Counseling, Mediazione e Terapie interculturali, psicologi tirocinanti e specializzandi della Scuola di Psicoterapia Transculturale di Milano hanno sempre rappresentato una risorsa e collaborato in questo progetto.
OBIETTIVI
OBIETTIVI
L'obiettivo principale del progetto è stato la presa in carico e la cura di famiglie con figli minori, coinvolti in processi migratori e inviati dai Servizi sociali di Bergamo – Area Minori – o dal Servizio Migrazioni dello stesso Comune. Ne deriva che le famiglie potevano essere migranti, oppure coinvolgere un membro in un processo migratorio e, in questo modo, diventare famiglie miste o appartenere ad una famiglia adottiva o affidataria in contesti internazionali o interculturali.
Obiettivi specifici (simili al progetto "Costruire Ponti", ma ad un livello più avanzato):
- Analisi dei bisogni familiari e individuazione della fase del percorso migratorio.
- Individuazione e potenziamento delle risorse familiari.
- Ascolto e accompagnamento nelle difficoltà psicologiche e relazionali.
- Sostegno allo sviluppo dell'identità mista dei bambini, della loro crescita e della loro autonomia.
- Sostegno psicologico specialistico e (di mediazione interculturale) come supporto alla genitorialità.
- Alleviamento del disagio psichico dei membri della famiglia, con particolare attenzione alle variabili culturali della psicodiagnosi.
- Consolidazione di una cultura di collaborazione nel territorio, di un lavoro in équipe interdisciplinare (e non solo multidisciplinare) e della creazione di una rete tra i diversi sistemi coinvolti per aumentare la qualità dei servizi e delle loro prestazione: genitori, Scuola e insegnanti, Comune, professionisti e Servizi sociosanitari hanno lavorato in uno stretto rapporto (Edelstein, 2010).
corso di specializzazione in mediazione interculturale
Corso di Mediazione Interculturale per diplomati in mediazione familiare
Il corso annuale di Specializzazione in Mediazione Interculturale si configura come terza annualità facoltativa per i diplomati in mediazione familiare sistemica riconosciuti dall'A.I.M.S. e per i soci A.I.M.S. (Associazione Internazionale Mediatori Sistemici).
Il corso, che affronta il tema dell'intercultura, permette la riflessione e il dibattito sui temi riguardanti gli aspetti sociali, relazionali, psicologici e identitari legati allo scambio interculturale e ai processi migratori, con attenzione alle nuove realtà familiari e di coppia, al lavoro di rete sul territorio e a quello di mediazione tra i servizi.
Prevede, in particolare, di trasmettere strumenti e tecniche di lavoro in ambito interculturale e di approfondire l'approccio sistemico pluralista, sia dal punto di vista metodologico sia da quello epistemologico. Inoltre, particolare attenzione viene dedicata ad un lavoro sul sé del mediatore: propri pregiudizi, attitudini alla diversità, conoscenza della propria cultura - anche se quella dominante - ed esperienze migratorie.
Corso riconosciuto da A.I.M.S.
Verrà rilasciato il diploma di Specializzazione in Mediazione Interculturale per i diplomati in Mediazione Familiare, mentre gli altri professionisti riceveranno un attestato di partecipazione.
DEFINIZIONE
Definizione
Mediazione interculturale
La Mediazione Interculturale è un’attività professionale che si rivolge a sistemi umani (coppie, famiglie, gruppi, aziende, istituzioni), in cui convivono etnie diverse ed esiste una pluralità di linguaggi, con l’obiettivo di valorizzare le differenze, di creare un linguaggio condiviso e di risolvere in modo non violento conflitti legati all’apparente incompatibilità di culture diverse (Edelstein, 2007).
La mediazione familiare in ambito interculturale si occupa, inoltre, di risolvere conflitti intrafamiliari e di coppia nella popolazione migrante.
corso di specializzazione in counseling interculturale
Corso di counseling interculturale indirizzato a counselor diplomati e riconosciuti da AssoCounseling
Il corso di counseling interculturale, della durata di un anno, si svolge un weekend al mese (sabato e domenica) e si configura come un approfondimento in ambito interculturale per quanto riguarda il tema della relazione d’aiuto con la popolazione migrante.
Il corso, che affronta il tema dell'intercultura, è indirizzato a counselor diplomati ed è riconosciuto da AssoCounseling; inoltre, possono accedere professionisti che operano con la popolazione migrante e sono interessati ad approfondire questo campo in ambito teorico e pratico, svolgendo un lavoro anche sul sé (pregiudizi, conoscenza della propria cultura, etc.).
Questo percorso introduce l'approccio sistemico pluralista in ambito interculturale, a partire dalle ricerche e dalle esperienze di lavoro svolte da 30 anni da Cecilia Edelstein e dai suoi collaboratori: clinica, progetti sul territorio e collaborazioni col settore pubblico, ricerche per lo più qualitative, ma anche ricerche-azione che hanno consentito lo sviluppo di tecniche specifiche e metodologie varie.
Per approfondimenti rispetto ai temi affrontati negli anni precedenti vi rimandiamo alla rete nazionale intercultura.
Specializzazione in Counseling Interculturale
Corso riconosciuto da AssoCounseling
DEFINIZIONE
DEFINIZIONE
Counseling interculturale
Il Counseling Interculturale è un'attività professionale che si rivolge a persone (individui, gruppi, famiglie, comunità) appartenenti a gruppi minoritari con l'obiettivo di favorirne l'inserimento, la sistemazione/adattamento e l'integrazione, di migliorare la salute mentale e di dare supporto nell'affrontare le crisi di transizione culturale tipiche dei processi migratori.
Il counseling interculturale si presenta come intervento trasversale in quanto può essere applicato in tutti gli ambiti: aziendale, educativo, legale o giuridico, psicologico, sanitario, sociale.
Edelstein 2007. "Il counseling interculturale. Un modello di intervento pluralista" in Connessioni, vol. 19, pp. 121-140.
Edelstein 2004. "Il counselor interculturale - Un'introduzione" in Il Counselor, vol. 1, pp. 13-19.
Edelstein, 2013. "Cornice epistemologica e metodologica del modello sistemico pluralista" in m@gm@ - Rivista Elettronica di Scienze Umane e Sociali – Osservatorio di Processi Comunicativi, 11 (3). http://www.magma.analisiqualitativa.com/1103/articolo_02.htm
Edelstein, 2013. "L'epistemologia del 'Noi' nel modello sistemico pluralista: il riconoscimento dell'Altro come processo circolare, dinamico e riflessivo nei percorsi di aiuto", in Riflessioni sistemiche, volume 8, rivista elettronica ad accesso libero.http://www.aiems.eu/files/edelstein_8.pdf
2013. "Towards a Pluralistic Systemic Approach in Intercultural Therapies with Migrant People". in Human Systems, vol.24, pp. 124-137. http://www.humansystemsjournal.eu/library/Istanbul-Congress-I
corso biennale di mediazione familiare
Partenza nuova edizione del corso di mediazione familiare: 25 febbraio 2017
Il corso biennale di Mediazione Familiare proposto da Shinui, riconosciuto dall'A.I.M.S. (Associazione Internazionale Mediatori Sistemici), considera in modo innovativo le principali teorie e pratiche di mediazione proposte dai tradizionali modelli terapeutici di orientamento sistemico-relazionale. Il nostro corso si occupa di relazioni familiari in situazioni di conflitto, in vista o a seguito di separazione e divorzio.
Considera inoltre tutte quelle situazioni di conflitto o crisi del sistema familiare come ad esempio le relazioni tra eredi, incomprensioni di gender, conflitti intergenerazionali e culturali. Al termine del secondo anno verrà rilasciato un attestato di frequenza. Al termine della discussione della tesi e dell’esame AIMS, l’allievo otterrà il titolo di Mediatore familiare sistemico.
E' stata riconosciuta la specializzazione in Mediazione Interculturale per i diplomati in Mediazione Familiare (come terza annualità). Per maggiori informazioni rivolgersi alla segreteria.
Corso riconosciuto da A.I.M.S.
scuola triennale di counseling sistemico pluralista di Brescia
Scuola di Counseling e Corsi di Counseling professionale
Dopo 16 anni di formazione come prima Scuola di Counseling sul territorio bergamasco, attività accompagnata da una continua sensibilizzazione verso una cultura che valorizzi e differenzi le diverse professioni della relazione di aiuto, pensiamo che Bergamo sia diventato un terreno fertile e con orgoglio continuiamo.
Al contempo, abbiamo individuato Brescia - città e provincia - come un vasto e ricco terreno ancora da seminare ed entusiasti, a inizio 2016, abbiamo avviato il primo percorso triennale per il corso di Counseling professionale.
Grazie alle continue e numerose collaborazioni con il mondo socioeducativo e sanitario speriamo quindi di poter avviare questo cammino proseguendo con la tradizione di Shinui che mantiene un contatto continuo con gli operatori dei servizi pubblici e del privato sociale.
La Scuola triennale di Counseling Sistemico Pluralista (sede di Bergamo) è una delle prime scuole avviate in Italia e promossa annualmente dal Centro. Il corso di Counseling, della durata di tre anni, è di 700 ore complessive. La scuola di Counseling è costantemente attenta ai criteri di riconoscimento fissati dall'associazione di categoria e si adegua ai requisiti richiesti dalla normativa della professione a livello nazionale ed europeo.
Infatti, dopo la Legge 4/2013, che riconosce le associazioni di categoria, abbiamo avuto a gennaio 2014 il vincolo di un aumento di ore a cui ci siamo immediatamente adeguati.
Le lezioni del corso di Counseling nella sede di Brescia, a cadenza mensile, partono con l'anno solare e hanno luogo nella giornata di sabato dalle ore 9:30 alle ore 17:30, presso Palazzo Beta, Via Enzo Ferrari, 16, 25030, Roncadelle (BS). Per dettagli vedi calendario.
Corso di Counseling riconosciuto da AssoCounseling
Il Diploma di Counselor rilasciato dalla Scuola di Shinui dà diritto all'iscrizione al Registro Nazionale dei Counselor dell'associazione di categoria di appartenenza.
DEFINIZIONE
definizione
La professione del Counselor
La professione del counselor nasce negli Stati Uniti negli anni Trenta del secolo scorso come risposta alle due correnti già allora ben note: la psicanalisi e il comportamentismo. Alcuni approcci, e in particolare “La terza forza” (umanesimo, esistenzialismo e Gestalt), si concentrano sul benessere e sulla qualità della vita anziché sul disagio e sulla sofferenza, sulla prevenzione anziché sulla cura, sulla salute mentale anziché sulla patologia; il professionista non si pone più come “esperto dei pazienti”, ma aiuta i clienti, partecipanti attivi e protagonisti della propria vita, a trovare risposte, a compiere delle scelte, ad attivare le proprie risorse, a percorrere le loro strade.
Inoltre, la crisi economica e le sue conseguenze, fanno emergere un bisogno ad un altro tipo di percorso d’aiuto, più breve ed efficace. Negli anni a seguire, il counseling si sviluppa in modo esponenziale, creando un’altra cultura nell’ambito della relazione d’aiuto. Negli anni Cinquanta la professione approda in Europa, in particolare in Inghilterra e anche in questo paese si diffonde su tutti gli ambiti:
psicologico, sanitario, educativo, sociale, aziendale e legale.
In Italia il counseling si introduce a fine anni Ottanta e, con l’ordinamento della professione dello psicologo e della figura dello psicoterapeuta, diventa sempre più chiaro il bisogno di introdurre una professione che intervenga in tutte quelle situazioni in cui non è necessaria una psicoterapia: crisi di transizione, processi evolutivi, eventi traumatici quale malattia, situazioni conflittuali e di disagio relazionale, orientamento e decisioni esistenziali, miglioramento della qualità della vita.
Il counseling in Italia si sta diffondendo nelle scuole, negli ospedali, negli studi legali, nelle aziende, nel terzo settore (ad esempio nelle comunità per mamme e bambini o per minori), ma anche in studi privati. Dal 2005 circa sono stati progressivamente introdotti i servizi di counseling nei Centri per le Famiglie della Regione Emilia Romagna, come risposta ad una richiesta né sanitaria né assistenziale, in situazione di disagio evolutivo familiare.
Particolare rilevanza sta prendendo l’intervento in ambito interculturale, trasversale a tutti i settori.
La parola “counseling” è un termine con un proprio significato e non è stata tradotta in italiano sia perché non esistono termini nella nostra lingua che possano esprimere compiutamente questi concetti sia perché entrerebbe in conflitto con altri ruoli professionali (quale consigliere comunale o consulente aziendale). La parola “counseling” può essere scritta con una elle (versione inglese americana) o con due elle (versione britannica).
A seguito la definizione sviluppata dal Comitato Scientifico di AssoCounseling (di cui Edelstein fa parte) e approvata dall'assemblea dei soci di AssoCounseling in data 2 aprile 2011:
Il counseling professionale è un'attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione.
Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento.
E' un intervento che utilizza varie metodologie mutuate da diversi orientamenti teorici. Si rivolge al singolo, alle famiglie, a gruppi e istituzioni. Il counseling può essere erogato in vari ambiti, quali privato, sociale, scolastico, sanitario, aziendale.
Counseling sistemico
A seguito, la definizione di counseling sistemico, sviluppata da Edelstein e pubblicata nel suo libro: Il counseling sistemico pluralista. Dalla teoria alla pratica. Ed Erickson, 2007:
“Il counseling è un’attività professionale d’aiuto che, attraverso la relazione fra professionista e cliente (individuo, famiglia o gruppo), mira a facilitare processi di cambiamento, a rinforzare percorsi evolutivi e a migliorare la qualità della vita, valorizzando sia le risorse sia le relazioni con l’ambiente circostante”. (pag. 21).
Il pensiero sistemico nasce negli anni Trenta negli Stati Uniti come teoria (“La Teoria Generale dei Sistemi”, il cui padre fondatore è considerato Ludwig von Bertalanffy) e, negli anni Cinquanta, si sviluppa come approccio specifico, inizialmente indirizzato alla famiglia e alla coppia. Condivide i presupposti della “Terza Forza” (umanesimo, esistenzialismo e Gestalt), ma si differenzia in quanto sposta il proprio fuoco dalla persona alle relazioni, dedicando particolare attenzione all’ambiente, all’ecologia, all’interconnessione fra tutti gli elementi in rete e alla complessità dei sistemi viventi. Inoltre, abbandona il classico pensiero lineare di causa-effetto per adottarne uno circolare. Il nuovo paradigma incorpora:
- una visione olistica del mondo, considerato come un insieme integrato di parti interagenti;
- una visione ecologica che riconosce l’interdipendenza di tutti i fenomeni e il fatto che, come esseri viventi, incidiamo sui e dipendiamo dai processi ciclici della Natura;
- una visione processuale che osserva i sistemi in equilibrio e in continuo divenire. Questi tre elementi collaborano per costruire uno sguardo che valorizza l’eredità del passato (non in senso deterministico), la dinamicità della vita (il presente) e l’ipotizzazione di scenari futuri.
Le parole chiave sono sistema, ruoli, confini, famiglia, generazioni, comunicazione, relazioni, paradossi… Emerso inizialmente nella sponda Est e in quella Ovest degli Stati Uniti, l’approccio sistemico fa nascere negli anni Settanta in Italia una seconda generazione (e in particolare a Roma e Milano) che, successivamente, si diffonde in tutto il mondo. Le parole chiave del Milan Approach sono ipotizzazione, circolarità, neutralità, domande… Quelle di Roma genogramma, trigenerazionale, scultura familiare, emozioni, affetti… La seconda metà degli anni Ottanta e i Novanta, periodo post-moderno e figlio di quello post-coloniale, considera le culture “altre” come portatrice di valori ugualmente degni.
Si crea un nuovo equilibrio tra culture, classi e persone, si ambisce ad un regime democratico ed equo che restituisca dignità ad ogni partecipante. Il linguaggio diventa lo strumento principale per raggiungere gli obiettivi democratici. Si “scopre” che la realtà è soggettiva, è un prodotto della negoziazione fra l’attribuzione di significati dei partecipanti allo scambio comunicativo. E’ l’era del sociocostruzionismo.
Nasce l’approccio narrativo, con la convinzione che il pensiero umano abbia forma e struttura narrativa, ci si sofferma sull’importanza della molteplicità dei punti di vista, si cerca di ampliare la prospettiva delle storie, si co-costruiscono storie che offrono maggior libertà e autonomia, si introduce la dimensione del ricordo e della memoria, delle aspettative e dei desideri, in un racconto vissuto nel presente, che può cambiare le emozioni rispetto al passato e al futuro, ci si allontana dalla pretesa di costruzione di storie vere, si rinuncia a prove e dimostrazioni, alla concezione obiettiva del pensiero paradigmatico.
Infine, non esiste più un modello normativo e ideale, bensì uno pluralista che considera i diversi modelli con le proprie caratteristiche e funzioni. Le parole chiave sono pregiudizi, premesse, parità, co-costruzione, storie, narrazioni, autobiografia, memoria, orizzonti possibili… Emerge la terapia sistemica individuale, oltre a quella familiare e di coppia, e i presupposti costruzionisti aprono il solco al counseling sistemico che si arricchisce degli approcci precedenti. Le scuole sistemiche sono tante, e fanno riferimento a diversi approcci sistemici. Ma questi approcci, pur diversi, hanno alcuni elementi in comune: tutti gli approcci sistemici lavorano per raggiungere un cambiamento desiderato e contrattato tra professionista e cliente; tutti si soffermano sulle relazioni, lavorano sulle risorse, valorizzando l’individuo e l’ambiente circostante.
Edelstein, aprile 2009 (per sito SICIS).
Counseling sistemico pluralista
Il modello sistemico pluralista ideato da Edelstein e sviluppato insieme allo staff docenti della scuola, considera e intreccia diversi approcci delle scuole sistemiche anziché focalizzare uno o due singoli approcci: milanese (Boscolo e Cecchin), costruzionista e narrativo (post-moderno), strutturale (Minuchin) e comunicativo-umanista (Satir). In questo modo la complessità viene considerata anche attraverso l'attenzione alle semantiche e al verbale, allo spazio, al corpo e alle emozioni. La narrazione nasce nelle parole, ma anche attraverso tecniche espressive come il collage o la scultura umana.
In contesti non strettamente clinici, il counselor ad orientamento sistemico-pluralista opera concentrando l'attenzione sulle relazioni; si avvale degli strumenti della comunicazione - verbale e non - per valorizzare le risorse dei diversi sistemi nei contesti di riferimento, per facilitare le evoluzioni trasformative e i processi di cambiamento. Particolare attenzione viene posta ai processi emotivi e alla relazione fra counselor e cliente.